martedì 3 febbraio 2009

Campagna anti barbone: Miriam Mafai in un colpo solo manda a puttane il lavoro di due mesi.



Non stiamo a raccontarvi ancora la rava e la fava sulla nostra campagna contro l'utilizzo del termine barbone. Campagna supportata, tra l'altro, anche da Gianni Mura. I lettori abituali di questo blog sono già al corrente della cosa. Gli altri trovano tutto qui.

Vi raccontiamo però come si può, in una mossa sola, mandare a puttane il nostro lavoro di settimane. Chiedetelo a Miriam Mafai.

Nel suo pezzo di ieri in cui si fa riferimento all'indiano aggredito e bruciato a Nettuno, Mafai utilizza per ben quattro volte il termine contro cui ci battiamo:

...E così, tanto per divertirsi, hanno dato fuoco al barbone...

...La vittima allora può essere una donna che torna a casa, da sola, una sera, o una coppia appartata nella sua macchina, o un barbone italiano o straniero che dorme per terra appena protetto da una coperta o da un paio di cartoni. Un divertimento? Pare proprio di sì, un divertimento o una emozione, esaltata dai pianti della donna violentata o dalle grida di un barbone cui viene dato fuoco, dalla sofferenza di un debole che non può reagire...

...I ragazzi di Nettuno che hanno dato fuoco a un barbone...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Scusa, ma quale "lavoro"?
Di cosa parli?
Ti ergi a correttore e mò pure moralizzatore linguistico...? ma fammi il piacere

Anonimo ha detto...

Io ancora non ho capito qual è il problema con la parola "barbone". Giuro: il link non spiega proprio niente, e io è da un pezzo che mi domando cosa abbia di così tremendo questa parola da doverle preferire un termine francese...