giovedì 28 maggio 2009

Ponte.



Ci rivediamo giovedì 4 giugno.

Per i collaboratori: continuate a mandarci i contributi. Li pubblicheremo alla riapertura del blog.

Spagna-Italia 2-1.



Ancora un esempio di professionalità e precisione.
Dal dorso di Genova di Repubblica.it, articolo sullo “sputazzatore” di La Russa.
Italiano o spagnolo ? Il cronista è evidentemente incerto.

GPP

Brunella di Montalcino.



Piccolo ma simpatico refuso su Repubblica.

Nell'articolo sui" Troppi panzoni" il ministro Brunetta diventa magicamente una simpatica Brunella.

Fabio V.

I giovani non leggono più i siti dei quotidiani.



Tra i giovani dai 18 ai 24 anni i portali come Virgilio, Msn, Libero, Yahoo e consimili hanno superato i quotidiani online, da Corriere.it a Repubblica.it compresa Lastampa.it, come fonti di informazione. Il dato emerge dalla presentazione dei risultati della terza indagine dell’Osservatorio Internet di Nextplora - Microsoft sulla messaggistica istantanea in italia.

Come ha osservato Andrea Giovenali, presidente di Nextplora, se gli editori decidessero di far pagare i contenuti su Internet, come ha propostao di recente Murdoch, la conseguenza sarebbe un allontanamento dei giovani dai giornali, non solo da quelli su carta ma anche da quelli online.

Dal blog di Vittorio Pateris

Dolce&Gabbana: va di moda l'omertà.



Leggiamo sul blog di Francesco Costa:

Ricordate un paio di anni fa il clamore mediatico che suscitò l’evasione fiscale di circa 60 milioni di euro di Valentino Rossi e la successiva penale di 35 milioni di euro che pagò?
Ecco, Dolce e Gabbana in questi giorni hanno dovuto pagare al fisco italiano 800 milioni di euro, equamente suddivisi: quattrocento milioni a Domenico Dolce, quattrocento a Stefano Gabbana. Avete forse letto qualcosa in questi giorni sui principali quotidiani nazionali e internazionali?
Naaa, la libera stampa cerca di evitare di pubblicare cattive notizie che riguardano i principali inserzionisti, specialmente quando questi minacciano di tagliare i budget pubblicitari a quei giornali che, semplicemente, rispettano il diritto di cronaca.
Un applauso quindi a Il Giornale che, unico in Italia, sabato ha pubblicato la notizia.

Continua la saga di "Tutti pazzi per Noemi". Ora tocca alla zia.

Anche oggi Repubblica ci delizia con una nuova puntata della serie "Tutti pazzi per Noemi", con un'intervista alla zia della ragazza che afferma di non poter sopportare più tutte le bugie raccontate fino ad oggi.

Fabio V.

mercoledì 27 maggio 2009

Michele Serra milanista per un giorno.



Per chi se lo fosse perso, ecco l'elogio di Michele Serra a Paolo Maldini, ieri su Repubblica:


Paolo Maldini - come Giacinto Facchetti, come Gaetano Scirea – è una di quelle rare figure di campione che non appartengono solo alla propria comunità sportiva. La loro integrità fisica e la loro longevità atletica rispecchiano, con il tempo, la loro integrità morale. Non cambiano maglia perché considerano la fedeltà ai colori sociali un valore non commerciabile. Sono, nel calcio moralmente squinternato dei nostri giorni, un punto di riferimento per tutti. Per questo i fischi che una porzione consistente della curva rossonera ha voluto riservargli proprio nel giorno della sua ultima partita a San Siro stanno facendo il giro del mondo. E sono l´ennesima, pessima pubblicità non solo e non tanto al calcio italiano, ma all´Italia in genere: un inspiegabile, velenoso oltraggio che una plebe incarognita dalla propria smania di protagonismo ha riservato non solo al proprio campione, ma ai propri colori e alla propria storia.

Si dice che Maldini non sia particolarmente amato dagli ultras perché, a differenza di molti, troppi calciatori, ha sempre preferito non frequentarli e dunque, implicitamente, non sdoganarli. Ma neppure questa "spiegazione", che comunque la dice lunga sulla mentalità mafiosa di molte curve, basta a motivare il livore cieco e volgare di domenica pomeriggio. E´ un livore che allude a uno sconquasso sociale e psicologico davvero vertiginoso. Perché travalica perfino il fanatismo del tifo fondamentalista e ce lo rivela, forse per la prima volta, per quello che è davvero: un protagonismo malato, disposto a calpestare anche i propri colori, a espropriare i sentimenti di uno stadio intero, pur di accendere i riflettori su di sé.

Si è spesso sottolineato questo passaggio di ruolo degli ultras, da spettatori a attori. Il calcio come un reality di massa, un gigantesco studio televisivo a cielo aperto nel quale migliaia di ragazzi entrano, ogni domenica, contando su un buon numero di inquadrature. Oggi sappiamo che questo fine altera i mezzi, utilizza il calcio come un pretesto infine minimo (a dispetto delle proclamate "fedi" ultras), lo sottomette ad altre regole: perché nessuna, dico nessuna regola sportiva o tifosa, ha mai prodotto uno spettacolo così sconcertante. La spiegazione è dunque altrove. Sta in quella specie di follia narcisa che ha permesso a gruppi di ultras (non solo del Milan) di sgorbiare il copione destinato agli atleti e solo a loro. Si sentono parte decisiva della scena, hanno perduto lo status di pubblico (e dunque anche la competenza che ne consegue) e acquisito la spocchia dei comprimari frustrati. Non valgono, nemmeno in branco, un'unghia di Maldini, ma non hanno altra maniera, per esistere, che cercare di deviare le telecamere dal volto di un grande campione che saluta e se ne va. Ci sono riusciti così bene che mezzo mondo, oggi, li addita come esempio di ignobiltà militante.

Michele Serra - La Repubblica

Ne sentiremo la mancanza?

Dal 1° giugno il settimanale Panorama chiude il sito.

Bondi a Ballarò: il direttore di Repubblica dovrebbe vergognarsi!

Franceschini risponde alle domande de Il Giornale. E Berlusconi, cosa aspetta?

Vorrei far notare che Il Giornale, sempre critico nei confronti di Repubblica, ha posto dieci domande al leader del PD Franceschini.

Forse Il Giornale trae ispirazione da Repubblica.

Il fatto è che Franceschini a quelle dieci domande considerate imbarazzanti, ha già risposto ed anche celermente.

Ora Il Giornale, per rendere giustizia al Premier, dovrà fare una propria inchiesta sulle frequentazioni del Leader del PD.

F.V.

E per la par condicio ecco le dieci domande a Franceschini.



Sempre da Quotidiano.net riportiamo le dieci domande che Il Giornale ha preparato per Dario Franceschini:

1. “Le chiediamo se lei ricorda come, per decenni, il Pci uso’ contro la sua Dc la tecnica dell’illazione, del sospetto non provato, dell’accusa demonizzante. Provi a sfogliare la raccolta dell’Unita’ e guardi che cosa scriveva della Dc. Che Andreotti era un mafioso. Che Moro era Antilope Cobbler. Che le stragi erano gestite dal ministero degli Interni. Anche allora, come oggi, zero prove. Che cosa pensava allora, lei democristiano, di quel modo di fare politica?”.

2. “Lei e’ cattolico, onorevole. Ha presente che cosa e’ scritto nel Vangelo riguardo a ‘mormorazione, ingiuria e calunnia’? Le segnalo Matteo 5, 21-22. La calunnia e’ equiparata all’omicidio”.

3. “Silvio Berlusconi ha riferito alcuni fatti a quanto pare non veri: che Letizia era l’autista di Craxi e che con lui ha discusso di liste elettorali. Giuliano Ferrara le ha definite ‘le bugie bianche’ del premier. D’accordo. Si possono esprimere giudizi negativi su queste risposte. Gli elettori possono trarre le conseguenze che vogliono. Ma secondo lei questa e’ materia da impeachment?”.

4. “Secondo lei e’ piu’ grave pronunciare queste ‘bugie bianche’ o accusare un uomo, senza prove, di essere un depravato sessuale? Un ‘malato’?”.

5. “Lei che, come dicevamo, si e’ sempre smarcato da Di Pietro per i suoi toni, non si sente a disagio nel trovarsi ora al suo fianco in questa campagna?”.

6. “E nessun disagio a trovarsi in sintonia con una Emma Bonino improvvisamente calata nei panni di santa Maria Goretti?”.

7. “Lei ha sempre detto che ‘bisogna parlare dei problemi reali del paese’. Non si sente fuori posto a inseguire il gossip?”.

8. “La famiglia di Noemi puo’ non apparire simpatica o gradevole agli occhi suoi e di molti altri. Ma lei ha notizia di reati commessi dal signor Letizia? O di suoi rapporti con la malavita? Basta la pacchianeria di capelli brillantinati e di una catena d’oro esibita sul petto a camicia sbottonata per essere camorristi?”.

9. “Non si chiede, lei che e’ padre di due figlie, come puo’ sopravvivere una ragazza di diciotto anni fatta passare dai giornali di mezzo mondo per una sgualdrina? (Anche qui, mi perdoni la ripetitivita’: senza mezza prova)”.

10. “Lei l’11 maggio scorso aveva detto a La Stampa: ‘Non mi interessa la vicenda personale del premier. Su questo ogni italiano si fa la propria opinione ragionando con la propria testa’. Come mai adesso dice invece che e’ ‘una questione di Stato’?”.

A dire il vero le domande del giornale sono 11. Una “d’avanzo” recita: “Non le viene il dubbio che tutto questo casino nasconda una mancanza di argomenti piu’ seri?”.

Caso Noemi: a Ballarò c'è ospite Ezio Mauro e si scatena la bagarre.

Da Quotidiano.net:

Puntata ad alta tensione, l'ultima di 'Ballarò' che si è occupata del caso Noemi. Sandro Bondi, coordinatore del Pdl e ministro della cultura, ha accusato La Repubblica di "rimestare nella pattumiera", scontrandosi sia con il direttore del quotidiano, Ezio Mauro, sia con Dario Franceschini.

Al direttore de La Repubblica, che ha evidenziato le "contraddizioni del premier"’ sulla vicenda, chiedendogli di dire la "verità", e tornando alla carica con le 10 domande rimaste inevase, Bondi ha ribattuto osservando che la sinistra "non essendo riuscita a sconfiggere Berlusconi sul versante giudiziario ora ci prova sul privato".

Bondi è stato battagliero e ha anche insinuato che il giornale abbia pagato l’ex ragazzo di Noemi per l’intervista pubblicata domenica. Affermazione che ha fatto arrabbiare Mauro che lo ha "sfidato" a dimostrare una "cosa del genere". Ma Bondi ha continuato a contrattaccare gridando in più occasioni "vergogna" sia a Mauro sia a Dario Franceschini che ha ironizzato sulla sua fama di "mite".

Quando Ezio Mauro ha detto che questa sera Bondi "ha perso la testa", il ministro ha protestato: "Non ho perso la testa ma sono indignato per la vostra ipocrisia". Ospite in studio anche Marco Pannella, che di fronte agli scontri incrociati in studio, ha osservato "quando l’argomento è piccolo ci sono le risse".

Ma la trasmissione condotta da Giovanni Floris ha anche visto il duro scontro verbale tra il segretario del Pd, Dario Franceschini, e il direttore di Panorama, Maurizio Belpietro. "Quello che mi preoccupa è l’intolleranza verso la stampa libera e non Noemi. Vedo un fastidio micidiale verso le inchieste e stasera contro il direttore di Repubblica è stato aperto un fuoco di fila da un giornalista che per la cronaca è un dipendente di Berlusconi", ha detto Franceschini riferendosi a Belpietro. Pronta la replica: "Io non sono dipendente di Berlusconi ma della mia coscienza. Lei non ha titoli per darmi lezioni di indipendenza. Quando pubblicai la vicenda che riguardava il portavoce di Prodi fui assalito da tutti".

Altro battibecco poi tra Ezio Mauro e Maurizio Belpietro. Per il primo la ormai famosa intervista all'ex fidanzato della diciottenne napoletana mette in evidenza le "incongruenze del premier" e le "bugie" su tempi e modi in cui avrebbe conosciuto la ragazza. "Con le 10 domande poste - ha sottolineato il direttore di Repubblica - chiedo solo di sapere la verità: un uomo politico non può dire bugie, mentre invece c’è una sfilza di contraddizioni, un castello di bugie"

Belpietro ha ribattuto osservando che "quelle domande non sono domande dirette ma provocatorie, insinuanti". "E poi - ha aggiunto rivolto a Mauro - ti basi su quello che ha detto un ragazzo che ha avuto una condanna, che ha problemi con la giustizia. Voi avete verificato il casellario giudiziario?".

martedì 26 maggio 2009

Gianni Mura che recensisce Vinicio Capossela: il formaggio con le pere.



Prendiamo in prestito un vecchio slogan pubblicitario per Pioneer del grande copywriter Sandro Baldoni, per segnalare l'ottima intrusione odierna di Gianni Mura nella vita spericolata del maledetto Vinicio Capossela: la recensione del suo nuovo libro In clandestinità. Da ritagliare e far leggere ai nipotini. Eccola:

Vite da pugili suonati secondo Capossela (di Gianni Mura)

"I bagagli sono ancora in corridoio. Vinicio Capossela è appena rientrato da una tournée Parigi, Londra, Bruxelles, Zurigo, Berlino. A Londra, la Queen Elizabeth Hall tutta esaurita. A Bruxelles, la gioia di cantare «La notte» insieme a Salvatore Adamo, (l´idolo di mio padre). E intanto è uscito il suo secondo libro, che non è solo suo. E´ scritto a quattro mani (quattro guantoni, dicono loro) con Vincenzo Costantino, detto anche Cinaski, o mister Pall, mentre Capossela è mister Mall. «Lui è sempre stato il mio alibi» dice Capossela. «E lui la mia causa» dice Costantino. «Ero rassegnato alla discesa e ho scoperto la risalita. E anche trovato l´amore». Il titolo del secondo libro è: In clandestinità (Feltrinelli, pagg.224, euro 16), senza alcun riferimento ai respingimenti davanti a Lampedusa. E´ la clandestinità di italiani in Italia e altrove, di figli di emigranti..."

La recensione continua qui.

Caso Noemi: in attesa di quelle di Berlusconi arrivano le risposte dei lettori del blog.



"Sono il primo a riconoscere che la gnocca vende sempre. Ed è ragionevole pensare che per Repubblica in questi giorni ci sia stato un incremento delle copie. Ma non va ridotto tutto a gossip. Può trattarsi benissimo di giornalismo investigativo travestito da gossip (o viceversa se a qualcuno piace di più così).
Se si riesce a dimostrare (come in parte sta avvenendo) che il premier ha mentito al Paese e al mondo, ragazzi questo non è gossip. D'accordo non è la prima volta che mente. Ma stavolta l'opinione pubblica (per via della tanto decantata gnocca) sembra più attenta.
Vi ricordo che Clinton per molto meno ci stava rimettendo la poltrona. E se la cavò grazie ad alcuni cavilli: non avrebbe mentito perché aveva dichiarato di non aver mai avuto un rapporto "completo" con Monica. Lele".



"Caro Pazzo Per Repubblica, mi dispiace molto leggere il tuo ultimo post sul caso Noemi, in cui sostieni che "tutto l'insieme rischia di puzzare di gossip lontano un miglio" e in cui lanci velate accuse a Repubblica di guadagnarci sopra. Sono in totale disaccordo con te per almeno tre motivi
1) Ammesso e non concesso che in un Paese con dei media normali l'intervista a Gino l'avrebbe data un giornale scandalistico o un tabloid e non un giornale come Repubblica, mi chiedo quale giornale scandalistico italiano si stia dando da fare per cercare di indagare seriamente questo filone. Dobbiamo aspettare che si muova "Chi", edito da Mondadori, che si limita a fare delle foto concordate di Noemi con un fidanzato di recentissima acquisizione, che risulta essere un figurante Mediaset? 2) Il primo punto e', comunque, superfluo, perche' Repubblica ha tutto il diritto di andare a intervistare Gino. Questo perche', come scrive anche oggi D'Avanzo, Repubblica sta cercando di capire se il Presidente del Consiglio abbia mentito o no. Come in altri scandali, come il Lewinskygate, la domanda principale non riguarda le attivita' private del Presidente, ma se questi abbia mentito o no. E Repubblica, per una volta, cerca di capirlo invece di presentare la versione del Presidente del Consiglio. 3) Quanto all'accusa di fare inchieste solo per vendere copie, la trovo assolutamente risibile. Ci siamo lamentati per mesi e mesi sul fatto che i giornali italiani non facessero inchieste, auspicando che i giornali prendessero esempio dalla Gabanelli. E abbiamo sottolineato come il crollo delle vendite fosse anche legato proprio alla mancanza di inchieste. Ora che un giornale fa del giornalismo investigativo lo attacchiamo perche' viene premiato vendendo delle copie in piu'? Cosi' facendo dimostriamo di preferire l'approccio di altri giornali a cui Repubblica sta, ultimamente, dando dei "buchi" clamorosi. Tali giornali continuano a pubblicare, in maniera spesso acritica, resoconti traballanti forniti dal premier, dai suoi colleghi e da alcuni suoi amici giornalisti, spesso incensando oltremodo i suddetti (hai letto le interviste del "Corriere" a Fede e a Rossella? Quale e' il senso di quelle parentesi a meta' intervista?). Mi spieghi perche' questo giornalismo, che non comunica nulla di nuovo rispetto a quanto sentito in TV, dovrebbe essere premiato dai lettori?
Grazie mille e a presto, F."



"Pazzo Per Repubblica, non sono d’accordo con te sulla faccenda del gossip. Io ho sempre detto che per fortuna non siamo come in America che le faccende private contano più dei comportamenti pubblici. Ma in Italia (grazie proprio a B.) i comportamenti pubblici non contano più un cazzo: puoi dire e fare qualunque cosa e nessuno più si indigna e i tuoi ti danno sempre ragione. Allora mostrare che il capo è un settantenne che si scopa le ragazzine minorenni, e mostrare la sua capacità di raccontare balle a quintali anche contraddicendosi, può avere un senso. Vedremo come finirà. Ciao, Fabio P."

Risposte.

Era già tutto risaputo da anni.
Nell'estate del 2005 ero in una discoteca in Sardegna. La cassiera del bar, diciassettenne, aveva scritto una poesia sul Presidente. Un giornale locale l'aveva pubblicata. Verso l'una di notte lui apparve a complimentarsi con la ragazza, poi scomparì in un separè con un codazzo di giovani tutte simili, molte evidentemente minorenni.

Mio zio e il suo amico senatore di Forza Italia erano stupefatti, in senso buono. Lo zio incitò il senatore affinché andasse a salutare il Presidente. Quello eseguì. Si presentò sulla soglia del salottino, imbarazzato. Il Presidente, spaparanzato, circondato dal gineceo, lo guardò, lo riconobbe e immortalmente disse: "Senatore, favorisca!".

Era già tutto risaputo da anni.
Lo raccontava pure il senatore: la malattie, le cure, gli effetti collaterali: a) abbassamento della libido b) caduta dell'autocontrollo. A ore fisse, a distanza dall'assunzione del farmaco, usciva dal seminato, le corna, i kapò, il resto. Cercavano di metterlo a far la pennica, finché poterono. Poi la dose di farmaci aumentò, la finestra di sregolatezza anche. Le iniezioni per annullare a) portarono a c) una specie di incontinenza sensoriale.

Così anche l'ultima domanda ha risposta.
Ne resta una: è per questo che non lo voteranno? Non sarebbe peggio se smettessero per questo anziché per tutto l'intollerabile, quello sì, resto?

Dal blog Navi in Bottiglia di Gabriele Romagnoli

Se in Sicilia c'è un paese che si chiama Barcellona, ce ne sarà anche un altro che si chiama Washington.



Vittorio Zucconi è in Sicilia (per lavoro e non vacanze) da almeno tre giorni, eppure il pezzo di oggi su Colin Powell è datato Washington.

Tre ipotesi:

- si tratta di una Washington vicino a Palermo

- è un pezzo scritto una settimana fa e finora rimasto nel cassetto (e può darsi, non è una notizia che scade)

- a Repubblica datano i pezzi a seconda della sede abituale dell’inviato

Fabio P.

Caso Noemi: Berlusconi non risponde? Ci pensa Ferrara.

In una manchette su fondo giallo a tutta pagina, sotto la testata, ieri Il Foglio spiega che Berlusconi ha deciso di rispondere alle dieci domande di Repubblica mostrandosi in sogno all'Elefantino. Aggiungendone un'undicesima, "la domanda giusta del giornalismo investigativo, quella da gran signori": «Lei è fidanzato segretamente con la signorina Noemi Letizia?». «No». Domande e risposte sono accompagnate da una serie di vignette di Vincino contro Repubblica.

Così l'Elefantino a domanda si risponde, non senza pepate sottolineature all'indirizzo del quotidiano romano:

1) Berlusconi ha conosciuto il padre e la madre di Noemi Letizia un giorno qualsiasi di qualche anno fa e la cosa non ha importanza.

2) Berlusconi non ricorda e non dà importanza al numero di incontri con la famiglia Letizia.

3) La consuetudine di Berlusconi con la famiglia Letizia è un aspetto della vita personale del Cavaliere.

4) La discussione delle candidature con il padre di Noemi è una "bugia bianca" detta per essere lasciato in pace.

5) Berlusconi ha conosciuto Noemi qualche anno fa, non ricorda la data.

6) Noemi è stata frequentata sotto i flash dei fotografi in incontri pubblici e anche in privato, nelle feste che si sono svolte a casa Berlusconi.

7) Berlusconi dà una mano alla famiglia Letizia né più né meno di quanto faccia per altre conoscenze.

8) Berlusconi ha promesso di dare una mano a Noemi per una carriera nello spettacolo. Come a tanti e a tante.

9) Berlusconi non chiede il certificato anagrafico quando canta con Apicella a una festa con un coro di ragazze, ammette che dovrebbe stare più attento, non gli risultano altre minorenni tra le frequentazioni.

10) Berlusconi sta abbastanza bene, non è la prima volta che una moglie attribuisce i comportamenti del marito a una malattia.

Fonte: Il Messaggero

La gnocca vende sempre (il caso Noemi visto da destra).



Si sussurra che lo scoop sulla presunta amicizia tra Noemi Letizia e Silvio Berlusconi abbia portato in dote a Repubblica circa 40.000 copie vendute in più al giorno. Sarà vero?

Una cosa è certa. Se nel post precedente l'ottimo Lele ci ricorda l'importanza dell'inchiesta di Repubblica sul caso Papi, dobbiamo confessare che tutto l'insieme rischia di puzzare di gossip lontano un miglio.

Le due paginate di ieri con l'intervista a Gino Flaminio, l'ex fidanzato di Noemi, sembravano uscite da Chi o da Eva Tremila.

Morale della favola, come dice un vecchio adagio del marketing: la figa vende sempre.

Tira più un pelo di Noemi che un carro di giudici e avvocati corrotti (il caso Noemi visto da sinistra).

Repubblica e l’anti-Berlusconismo. Ne abbiamo parlato e discusso parecchie volte su questo blog. Molte delle critiche mosse dai lettori al quotidiano di Mauro erano incentrate sull’eccessiva foga con cui si scagliava in continuazione contro il premier. Cronache, commenti, vignette: è vero, a volte sembra di conoscere un pezzo ancor prima d’averlo letto. Persino l’Amaca dell’insuperabile Michele Serra una volta su tre è dedicata a Berlusconi e ai suoi uomini.

Ma così come l’abbiamo criticata, ora dobbiamo anche apprezzarla e ammirarla (e sostenerla!) per come sta portando avanti (quasi da sola) la campagna su Noemi e Papi. Possiamo serenamente dire che Repubblica si sta comportando come se fosse l’unica vera opposizione nel nostro Paese. E non dite che è gossip, perché sappiamo che non lo è. E’ semmai l’assennata ricerca della verità, del particolare che va a smentire le precedenti versioni (quante) del nostro Don Rodrigo. Da dieci giorni a questa parte è un piacere svegliarsi la mattina con il desiderio di aprire il nostro quotidiano e guardare cos’altro è riuscito a tirare fuori. Fossi Mauro sguinzaglierei venti cronisti solo su questo fronte. Si è parlato di circa quaranta ragazze nei bungalow in Sardegna. Be’, vanno cercate. Non le troveranno tutte, ma alcune forse sì. E lì in mezzo ci sarà qualcuna che alla fine avrà voglia di parlare.

Rimane una considerazione (amara) da fare. Tira più un pelo di Noemi che un carro di giudici e avvocati corrotti. Ma visto che è così, forse vale la pena di andare fino in fondo. E vedere cosa succede.

Lele

Scrivere di virus può infettare la memoria.

Brutta cosa vivere nel passato. Soprattutto se si deve scrivere un articolo. E’ il caso di Ettore Livini, che oggi ha scritto il paginone di R2 su virus e vaccini, e ha scritto che “George Bush ha stanziato un miliardo per i vaccini” dell’influenza suina. Forse Livini non si è ancora accorto che il presidente degli Stati Uniti non è più Bush, quello di adesso si chiama, attento Livini segnatelo, Barack Obama. Ed è il suo governo ad avere appena stanziato il miliardo. Dubbi? Ecco qui sotto l’Ansa del 22 maggio:

(ANSA) - NEW YORK, 22 mag - Gli Stati Uniti hanno stanziato un miliardo di dollari per aiutare le societa' farmaceutiche nello sviluppo di un vaccino contro la nuova influenza da suini. Lo ha annunciato il ministro della sanita' Kathleen Sebelius. La Sebelius ha detto che i fondi saranno usati per studi clinici da condurre durante l'estate e per la produzione commerciale di due ingredienti di un potenziale vaccino. ''Le azioni che prendiamo oggi ci aiuteranno ad essere pronti se dovesse essere necessario un vaccino'', ha detto la Sebelius. (ANSA).


Fabio P.

A volte ritornano.



Anzi, a volte ritorna, al singolare. Parliamo del grande Bernardo Valli che è tornato a Bagdad a respirare l'aria che tira dove averci raccontato magistralmente quella che si respirava durante la guerra di Bush a Saddam.

Il nemico in prima pagina.



Solo Repubblica poteva fare pubblicità in prima pagina a "Il revisionista" di Giampaolo Pansa, un libro in cui l'autore accoltella alle spalle Eugenio Scalfari sputando nel piatto in cui ha mangiato per diversi lustri.

lunedì 25 maggio 2009

R2: anche oggi ci voleva poco.



Ci voleva davvero poco per rendere più comprensibili i richiami nella testata.

Ma la ragazza nella foto chi è? La signora Ferrari che torna sul podio? O la signora Brown? O, meglio ancora, una tifosa indiana della Ferrari che festeggia addobbata con i colori della scuderia di Maranello?

domenica 24 maggio 2009

Repubblica paga il Fia.



Praticamente la FIA avrebbe incontrato sé stessa, secondo questa new, anziché la FOTA.

GPP

venerdì 22 maggio 2009

Ma allora è un vizio.



Ci scrive il lettore A.B.:

"La pubblicità elettorale berlusconiana anti-Repubblica non è una novità. Guarda che cosa avevo trovato nel 2005 sul sito forzaitalia.it. Conosco dei giornalisti del nostro giornale del cuore che lo usano come sfondo del loro computer!"

Ah, però!



Guardate la home-page del sito forzasilvio.it (ci sono una serie di immagini che girano, ad un certo punto ne vedrete sbucare una che riguarda Repubblica).

Su Pannella zero tituli.



Marco Pannella sta facendo l'ennesimo sciopero della fame e della sete e sulle prime pagine dei giornali nessuno ne parla. Compresi noi di Repubblica (a parte un fondo di Francesco Merlo sul numero di ieri).

Il Corriere di De Bortoli, però, l'eterno nostro amico, ha dedicato oggi a Pannella una finestra in prima pagina con una foto significativa.

Complimenti.

E una tiratina d'orecchi a Repubblica.

La cruda realtà.



No è roseo il futuro dei giornalisti di Repubblica.

Leggete qui:

"...se le cose dovessero mettersi male, sono stati individuati i 70-80 giornalisti di Repubblica che, per questioni anagrafiche, potrebbero essere prepensionati con la dichiarazione di stato di crisi, facendo ricorso alla legge n. 416. In questo modo le oltre 400 firme del quotidiano guidato da Ezio Mauro scenderanno attorno alle 350 unità..."


Per i curiosi e i masochisti, la tortura continua qui.

Libero di dire stronzate.



Per la serie “le cappellate degli altri”. Già è brutto scrivere una vaccata in un pezzo. Ma scriverla nel catenaccio del titolo d’apertura di prima pagina è anche peggio. Ecco quindi che il simpatico “Libero” scrive, appoggiando le argomentazioni di Berlusconi, che in Italia basterebbero 100 parlamentari, “come nel Congresso Usa”. Senonchè i membri del Congresso Usa sono 441, sono i senatori ad essere 100. Totalino parlamentari, quindi: 551 (certo, poco più della metà della pletora del Parlamento italiano). Il sospetto è che non si tratti di vaccata involontaria ma di vaccata autoinflitta: il dato a vanvera l’ha detto Berlusconi e Libero non ha voluto contraddirlo nemmeno in un catenaccio.

Fabio P.

Il giuridicatese.



Allego questo lancio da AGI

Pensavo di capire qualcosa di diritto e di termini giuridici. HELP ! Qualcuno mi dice cosa vuol dire questa notizia, ed in normale italiano spiegarmi cosa è successo ????

GPP

Sondaggio: quando finirà l'avventura de "L'Altro"?

Andrea ci propone un sondaggio su quando finirà l'avventura de "L'Altro":

a) ferragosto, causa scottatura del direttore sotto il sole;
b) Santo Stefano, causa indigestione del direttore;
d) Capodanno, perché un razzetto colpisce una finestra della redazione, la spacca, entra e distrugge il computer del direttore.

giovedì 21 maggio 2009

Le cappellate della concorrenza.


Dalla prima pagina di corriere.it

Tragica fine per Lucy Gordon, apparsa nel terzo capitolo dell’Uomo Ragno e in un film presentato a Cannes.

Ecco l’attacco dell’articolo su Corriere.it

Tragica fine per Lucy Gordon, che ha prestato il volto alla giornalista Jennifer Dugan nel film Spiderman 3 e a Jane Birkin in un film su Serge Gainsbourg.

Ragazzi, esiste Imdb, se non sapete il titolo di un film.

www.disma.biz

R2: anche oggi ci voleva poco.



Per rendere più comprensibili i richiami nella testata.

Ma quello nella foto chi è? Màrai, Abbado o Barenboin?

L'Altro Record: 3 refusi in 5 righe.

I (primi) guai di Sansonetti.

C'è già un altro giornale che si chiama l'Altro.

La notizia del Secolo (XIX).

Il Secolo XIX si porta avanti col lavoro.

Mills e non più Mills.

Incredibile! Anche Il Foglio vuole la sua parte.

mercoledì 20 maggio 2009

Cose che non avremmo mai voluto scrivere.

Il “Corriere della Sera” si conferma il quotidiano più venduto in Italia, con 608.778 copie, stando alla certificazione Ads (accertamenti diffusione stampa), che ha pubblicato oggi la media mobile relativa al periodo marzo 2008-febbraio 2009. Oltre 76 mila copie in meno per il diretto concorrente, “La Repubblica”, che ne diffonde 532.263. Al terzo posto c’è “E Polis”, con 480.218 copie. A seguire, la diffusione media più alta tra i quotidiani italiani è della “Gazzetta dello sport” con 367.095 (466.929 nell’edizione del lunedì); “Il Sole 24 ore” è a 332.058; “La Stampa” pressoché stabile a 309.385; “Il Corriere dello Sport-Stadio” è a 220.237 (264.093 nell’edizione del lunedì); “Il Messaggero” è pressoché stabile a 210.273.

www.ilvelino.it

Papigate.

Ecco alcuni commenti arrivati in redazione in merito all'ichiesta di Repubblica su Silvio Berlusconi:

Finalmente del giornalismo VERO bisogna andare fino in fondo come fanno i giornalisti anglosassoni - ricordate il caso Watergate?
Vi prego NON MOLLATE (ottavio)

Repubblica è stato il giornale che meglio si è comportato in questa vicenda, tornando a porre serie e incisive domande a un premier che ormai può dire e fare tutte le stupidaggini che vuole, senza che nessun (o quasi) giornalista lo metta in difficoltà. Chapeau, Repubblica.
Ma noto che R. tende a snobbare certe notizie. Infatti, la notizia dell'arresto del latitante Franco Letizia è inserito in un minuscolo articolo a pagina 20, e l'arresto di altre 103 persone non trova nessuno spazio (sic). Devo dedurre che le notizie siano state lasciate alla redazione napoletana. Ma, in ogni caso, era doveroso che esse avessero il loro spazio in cronaca nazionale. Gli arresti di Bidognetti e Letizia potevano aver maggior risalto e potevano essere meglio trattati e raccontati. (anonimo)

Vorrei porre un undicesimo quesito.
La signorina Noemi Letizia ha per caso qualche legame di parentela con il boss dei Casalesi Franco Letizia recentemente arrestato o si tratta solo di omonimia? (anonimo)

continuate a fargli le domande, vediamo quando esploderà (anonimo)

Habemus Copia et Incolla.



Indiscrezioni sul nuovo film di Nanni Moretti: Repubblica ne parla, dice che la notizia viene da “Variety”, e che il film si chiamerà “We have a Pope”. Al genio che ha scritto il pezzo non sembra strano che un film di Moretti abbia un titolo in inglese, e se sembra averlo è magari solo perché sta copiando il pezzo da una rivista americana. Al suo collega del Corriere il sospetto è venuto, tanto è vero che riporta il titolo come “Abbiamo il Papa”. La cosa più divertente sarebbe scoprire che alla fine il titolo non sarà nemmeno in italiano, e sarà magari “Habemus Papam”.

Fabio P.

Cristina Zagaria: un'intervista per veri feticisti.



Cristina Zagaria, giornalista e scrittrice graffiante e inconfondibile.

Intervista esclusiva a Cristina Zagaria, giornalista di la Repubblica e scrittrice di romanzi.


Uno stile giornalistico graffiante, inconfondibile, ma anche molto tecnico, di quelli che quando leggi riconosci subito la persona che ha impugnato la penna per buttar giù quelle righe. Cristina Zagaria si esprime così nei suoi lavori giornalistici ed editoriali sempre attenti a cogliere un’attenta analisi della società che è costantemente sotto gli occhi di tutti noi.

Continua qui.

Attenti al Pisacane.


Oggi, leggendo l'articolo "Sostituite Pisacane con Makiguchi?" ho notato un'imprecisione. Pisacane era e resta un eroe RISORGIMENTALE e non rinascimentale come erroneamente riportato.

F.V.

L'iniziativa di Repubblica "Berlusconi, rispondi!" ha già raccolto 25.000 consensi su Facebook.



Venticinquemila iscritti in 4 giorni, tutti con le idee molto chiare: ricevere da Berlusconi le risposte alle domande poste al premier dall'inchiesta di Repubblica. Quello che era nato come un gruppo di amici indignati, oggi è una delle pagine più calde di Facebook. (da Repubblica.it)

Qui trovate il resto dell'articolo.

Repubblica, la sinistra e l'ossessione Berlusconi.

Riportiamo dal blog Finanza e Politica:

Tutte le mattine a colazione mi guardo il sito di Repubblica. Un giorno si e l'altro pure c'è il faccione del Berlusca e qualche titolone sulle malefatte del Premier. Oggi ha corrotto Mills, ieri ha tradito la moglie, l'altro ieri se fatto una minorenne, il giorno prima s'è fatto due veline. In precedenza ha osato attaccare l'ONU......etc....si potrebbe andare avanti all'infinito. Qundo proprio non c'è nulla si sprecano titoloni su qualche gaffes: il telefonino e la Merkel, Obama l'abbronzato e via così. Se fossi in Franceschini mi preoccuperei: lui non c'è quasi mai, e per esserci deve ahimè fare qualche battuta per criticare il Berlusca. Insomma, non vive di vita propria, ma per conquistare un titolino deve parlare (male) del solito Berlusca. Mi sto sforzando, ma non ricordo l'ultima volta in cui Franceschini si è preso la scena tutto da solo.......forse quando è diventato segretario? Amici fate qualche commento e ricordatemelo.
C'è una vecchia regola della comunicazione: dei politici, non importa se ne parlano bene o male, ma è importante che se ne parli. Insomma l'importante è esserci. Se è così il Berlusca deve ringraziare Repubblica.
C'è una seconda regoletta: se una notizia viene ripetuta troppe volte, dopo un po' crea assuefazione, per quello se ci badate anche le notizie più importanti non mantengono la prima pagina dei giornali o dei TG per più di un mese (nemmeno le guerre e i terremoti sfuggono a questa regoola) dopo la gente si abitua e l'interesse scema. Secondo voi qual'è il grado interesse degli Italiani per la vicenda Mills?

Un'ultima considerazione........semplice semplice: gli Italiani non sono stupidi, e decidono con la loro testa più di quanto non sembri agli amici di Repubblica che ovviamente accusano il solito Berlusca di monopolizzare l'informazione. Volete la prova:
Berlusconi ha partecipato a 5 elezioni politiche nazionali: 3 vinte e 2 perse (vinte da Prodi) durante tale periodo il Berlusca ha sempre posseduto 3 televisioni!!! Eppure il voto degli Italiani è stato diverso. Si vuole sempre accreditare la favoletta che gli Italiani si fanno "infinocchiare" dalle televisioni del Berlusca. In tal caso il Berlusca avrebbe dovuto sempre vincere.
Non è che questi italiani votano diversamente se ci sono alternative credibili? A quegli intellettuali di Repubblica questo non passa nemmeno per l'anticamera del cervello, loro perdono tutto il tempo a sbattere il Berlusca in prima pagina!

martedì 19 maggio 2009

R2: anche oggi ci voleva poco.



Per rendere più comprensibili i richiami nella testata.

Non sapevamo che Bentivoglio avesse le sembianze orientali.

Una boccata d'ossigeno per la carta stampata.

Lo dice un sondaggio condotto dall’Associated Press Managing Editors e riportato da Mediablog.

Alcuni commenti al vetriolo su Repubblica e Scalfari.



Vi ricordate il post di settimana scorsa in cui si parlava del nuovo libro di Pansa in gran parte dedicato alla sua esperienza a Repubblica?

Bene.

Riportiamo qui di seguito alcuni commenti acidi dei lettori de Il Giornale (e chi sennò?) a sostegno di Pansa e contro Repubblica e il suo fondatore:

"Repubblica oggi è il primo giornale comunista. Viene prima de l'Unità. Non è chiaro come e quando Scalfari partecipò a secondo conflitto mondiale. Fu disertore o riformato?"

"Interessante e come sempre ben scritto l'articolo di Pansa. Ci sono però particolari sui quali il giornalista ha inteso benevolmente sorvolare ma che sono a conoscenza di tutti: anzitutto che il grande onnipotente Scalfari oramai è stato riposto come qualcuno ha detto, "nel magazzino delle scope", dal quale gli viene consentito di uscire una volta alla settimana giusto per stendere la consueta lenzuolata carica di veleno nei confronti dell'odiato Nero Cavalier ; poi che "la Repubblica" è rimasto di fatto il vero organo di stampa della sinistra italiana sia borghese che intellettuale, sostituendo in toto quello che un tempo era il più serioso e diffuso verbo scritto comunista ovvero l'Unità, foglio che oggi si pone a livello di modesto barzellettiere senza peraltro il pregio o la speranza di riuscire divertente. Quanto agli altri foglietti della sinistra estrema (dicesi Dura e Pura) trattasi di prodotti di nicchia giusto per ricordare che "il Che Guevara vive "e la catena di montaggio pure."

"Ottimo articolo: è un piacere, dott. Pansa, leggere la sua prosa. Quanto a Scalfari, lo si può discutere quanto si vuole per quel che dice, che fa o che pensa ma, come fu ad es. Montanelli, è una pietra miliare della storia del giornalismo italiano. E tutti questi personaggi eccezionali hanno un Io talmente ingombrante da renderli talora insopportabili."

"Mi auguro che la cariatide del giornalismo che fa politica, nominato ironicamente da Craxi presidente del Pinf, il Partito irresponsabile dell’informazione, gradisca questo magistrale corsivo di Giampaolo Pansa come il “coccodrillo” più premuroso e credibile che sia stato preparato per lui. Credo che si possa arrivare alla conclusione che gli attuali nemici di Berlusconi, come ad esempio Scalfari, abbiano tutti una lontana tendenza al culto della dittatura, fascista prima e comunista poi, salvo rinnegarla e combatterla quando la stessa avrebbe potuto limitare e condizionare la dittatura dell’informazione, la forma più subdola, vigliacca e antidemocratica delle dittature. Ma spesso le colpe dei giornalisti, sarebbe meglio definirli pennivendoli, discendono dalle colpe di editori ignobili ed incapaci, come ad esempio De Benedetti, che l’informazione la usano solo per guadagnarsi potere senza sottoporsi al controllo del voto popolare."

"ottimo ritratto di un qualunquista, anarchico, fascista, direttore di un giornale che, ben orchestrato, strappò lettori a tutti, specie all'unità...scalfari : se lo conosci lo eviti... "

"Bel ritratto di Scalfari: troppo opportunista per la RSI e troppo vile per la Resistenza, occupato a diventare la statua di se stesso, guardando orizzonti solo a lui concessi. I remember Cirano: "giusto al fin della licenza io tocco...". Bell'infilzata, caro Pansa! A proposito di orizzonti; secondo me non vedeva un accidente..."

Cappellate da record.



Domanda banale: cos’è un record? Risposta banale: è una cosa fatta a un livello tale che nessuno ha mai raggiunto prima. Quindi se uno legge il pezzullo di pagina 48 su “Angeli e demoni” e legge l’attacco “Box office da record” e la frase poco più in là “una media da record” capisce che nessun film in Italia ha mai incassato così tanto in pochi giorni. Invece la frase dopo dice: “Risultato eccellente ma inferiore all’esordio del film precedente”. Quindi non è un record, a casa mia, e quindi è l’ennesimo caso di gente che usa le parole a caso. Senza contare che resta il mistero su quale sia questo “film precedente”: dovrebbe essere il “Codice Da Vinci”, ma l’autore del pezzo non lo dice, lasciando il lettore nell’ignoranza.

Fabio P.

Cappellate bibliche.



Traduzioni a spanne nel pezzo su Rumsfeld di oggi a pagina 11. A parte il fatto che il titolo non è sull’argomento di tre quarti del pezzo ma sulle dieci righe finali (e quindi la notizia non era quella, e magari il pezzo andava ribaltato), il bello è che si parla della Bibbia e dei “versi di Joshua”. E qui si scopre che il pezzo è copiato dall’inglese. Perché la Bibbia non è una poesia e quindi non ci sono versi (“verses” in inglese) ma versetti. E chi caspita è Joshua? Sarà mica Giosuè? Meno male che non ci ha parlato anche di Abraham, Isaac e Jacob.

Fabio P.

Foto ad effetto in prima pagina.

Della serie: stupiamo il lettore.
Dall'alto in basso: Repubblica, Corriere, La Stampa.





lunedì 18 maggio 2009

Ancora Buzzanca sul caso Debenedetti.

Egregio GPP, la domanda è lecita, ma deve essere indirizzata ai colleghi dei sito Repubblica.it
Che abbiamo cercato di contattare, ma senza successo. Mi viene da dire che questo piccolo episodio è emblematico di quanto ci si riempia la bocca di multimedialità, ma poi si naufraga su una cosa piccola piccola...
Cordiali saluti.
ps. Faccio ammenda, non avevo capito che la segnalazione arrivava dall'esterno e l'avevo attribuita al "padre" del sito. Chiedo scusa.
silvio buzzanca

Coincidenze.




Secondo voi è il titolista del Corriere che ha una talpa a Repubblica o viceversa?

Da: gerypalazzotto.it

Le cappellate degli altri.



Da Libero, grazie a Disma.

R2: grafici ribelli

Stamattina non credevo ai miei occhi quando ho visto finalmente la prima pagina di Repubblica con una impaginazione corretta, dove le foto e i richiami non lasciavano adito ad equivoci: foto a sinistra e testo a destra, come si fa dappertutto (foto qui sotto).



(Il motivo è semplice, ed è una questione visiva: il lato sinistro del testo è allineato, mentre quello destro no, e l’occhio percepisce in modo naturale una linea verticale (che in realtà non esiste), e quello che c’è a sinistra in qualche modo viene “associato” con la parte di destra. Elementare Watson, e così non c’è nemmeno bisogno del “filetto” tipografico).

L’illusione è durata però ben poco: a pag. 25, la testata di R2 è approssimativa e pasticciata come sempre, con due testi e una solo foto in mezzo ma per l’effetto di cui sopra sembra più verso destra, così porta istintivamente a pensare ad un improbabile Monet in versione pistolero (foto qui sotto).



Evidentemente non è lo stesso grafico che prepara le pagine, e quello di R2 è decisamente “de coccio”.

Ma chi la dura la vince…

GPP

Feltri accusa Calabresi di aver portato il "Repubblica style" alla Stampa.

E' scritto qui.

domenica 17 maggio 2009

Il giornalista di Repubblica Silvio Buzzanca dice la sua sul caso Antonio Debenedetti.

A proposito della vicenda legata alla falsa notizia della morte dello scrittore Antonio Debenedetti, è intervenuto direttamente il giornalista di Repubblica Silvio Buzzanca a cui ha prontamente replicato il nostro collaboratore GPP che ci aveva segnalato la notizia.

Ecco il botta e risposta:

"A quell'ora il cartaceo di Repubblica non era per niente chiuso. La notizia della morte di De Benedetti è arrivata alle 0,18. E' andata in pagina e ne è uscita dopo che i redattori di notte sono riusciti a "decifrare" la criptica smentita dell'agi arrivata all'1 e 12 minuti. E' strano che un collega tanto attento a quello che succede nel nostro palazzo e dintorni non sappia che fino all'1,30 opera una squadra di notte. Che spesso si fa sfuggire errori e refusi, ma spesso impedisce che ne arrivino altrettanti ai lettori. un cordiale saluto. silvio buzzanca"


"Caro Buzzanca, se si riferisce a me che ho segnalato la cosa, non sono un collega, faccio tutto un altro mestiere, e ho quindi diritto all'ignoranza, a non sapere come funzionano le cose nelle redazioni. Adesso ne so un pezzetto in più.
Ribadisco però che la notizia è rimasta sul sito web fino a tarda mattinata. Così come è stata fatta sparire dalla carta in tempo breve, era così difficile fare lo stesso con la memoria magnetica ? GPP"

Antonio Debenedetti e il coccodrillo con la coda di paglia.



Repubblica.it pubblica la smentita della morte di Antonio Debenedetti, “diffusa la scorsa notte e ripresa da alcuni organi di informazione”.
Fra questi “organi di informazione” c’è però anche Repubblica, anzi Repubblica.it online per la precisione, (a quell’ora l’edizione cartacea era già chiusa) Ma questo non viene detto.

Non cercatela, comunque, la notizia è già sparita dal sito, ma vi assicuro che fino alle 11 di oggi domenica 17 maggio, c’era.
Alla fine del pezzo, un accenno di marchetta segnala che – guarda caso – a fine maggio esce un nuovo libro di Debenedetti.
Per carità, lunga vita all’autore. Ma io (sono un po’ prevenuto, lo so, e anche “parentesista” secondo Severgnini) un po’ di puzzetta la sento.
Secondo me il coccodrillo, oltre che prematuro, ha la coda di paglia.

GPP

sabato 16 maggio 2009

Altri crosettismi rosa.

Dalla cronaca della tappa di ieri 15 maggio:

"Segnatevi questo nome, anche se è un po' difficile da scrivere: Edvald Boasson Hagen, che sembra la marca di un gelato e invece è un corridore ciclista di quasi 22 anni".

Ma dove compra i gelati, Crosetti ?

"Ha affrontato la picchiata sedendosi non sulla sella, ma sul tubo orizzontale del suo telaio".

Crosetti, grazie della precisazione che era il tubo orizzontale, pensa se era quello verticale...alla Fantozzi...

GPP

Crosettismi rosa.



Anch'io ero curioso di leggere il Giro d'Italia visto da Crosetti.
E devo dire che finora non sono stato deluso.
I dati tecnici li scrivano gli altri, i "crosettismi" sono quelli che danno il sapore, come Mura per il calcio (ah, scrivesse un po' di più, e visitasse qualche ristorante in meno!).

Estraggo dal pezzo sulla tappa di ieri che ha visto la maglia rosa per Di Luca e il crollo (peraltro previsto) di Armstrong, alcune chicche che mi hanno divertito:

"in quel momento gli saranno apparsi anche Heidi, il nonno e magari il cane". (Armstrong che trova lungo la salita fra prati, mucce e alpeggi).

"Di Luca che adesso è fasciato di rosa come un confetto della prima comunione"
. Spassoso (ma inesatto, i confetti rosa si usano per i battesimi delle bambine, quelli della prima comunione devono essere rigorosamente bianchi per maschi e femmine, se non ci credete chiede a Pelini di Sulmona, la multinazionale del confetto).

"Il gruppo si spampana"
.
Il verbo esiste, giuro, ma credo che lo usino ormai in 10 in tutta Italia. Stupendo. Non vi dico cosa significa.

"i gregari fanno girotondo attorno ad Armstrong reggendo il velo ad una sposa invecchiata di trent'anni in trenta minuti".
Horror da B-movie, rende l'idea.

"La tivù gli inquadra tutto compresi gli orrendi calzini neri"
.
(Oddio, non erano in tono con cosa ?)

"Lance armeggia con una brugola per assestare meglio il manubrio: potesse farlo su se stesso, si avviterebbe volentieri qualche pezzo".
Fino a pochi anni fa si parlava di Armstrong come di un robot Terminator del ciclismo, tutto torna.

Crosetti OK per ora, via così. Il Giro visto in TV è invece di una noia mortale, ma questo è un altro discorso.

GPP

venerdì 15 maggio 2009

Leonardo Coen parla della morte di Leonardo Coen e dell'intervista a Leonard Cohen.



La settimana scorsa ho incontrato casualmente su Facebook il corrispondente da Mosca di Repubblica Leonardo Coen. Sia io che lui avevamo un po’ di tempo libero e così abbiamo cominciato a chattare spensieratamente sul più e sul meno. Lui rientrava da una parata militare sulla Piazza Rossa e io temporeggiavo in attesa di portare mia figlia ad una festa di compleanno all’Ikea. E così ho iniziato a stuzzicare Leonardo in preda ad un raptus feticistico e mitomane. Insomma, non è da tutti avere a disposizione uno dei pionieri tra i cronisti di Repubblica e quindi ne ho approfittato.

Ad un certo punto, stimolato da me, Leonardo ha cominciato a raccontare cose interessantissime. Tipo questa:

“Ah, ti racconto di un fatto che ha dell'incredibile. La settimana scorsa è morto Leonardo Coen. Un omonimo. Ma nato il mio stesso giorno, lo stesso mese e lo stesso anno”.

Non ci volevo credere, pensavo ad una presa in giro e invece era vero.

“Anni fa avevo un'amica, e fu lei a dirmi che questo tizio, questo Leonardo Coen - un suo amico, uno che lavorava nel cinema e in teatro come scenografo - era stato tanto tempo fa un grande campione di basket, giocava per la Partenope, con la quale vinse la Coppa delle Coppe, e andò in nazionale. Venti centimetri più alto di me."

Io dimostravo scetticismo, evidentemente, perché lui insisteva e ad un certo punto ha preso a raccontarmi altre esperienze di omonimia.

“Ti assicuro che è verissimo. Come quando Claudio Sabelli Fioretti mi mandò ad intervistare il grande Leonard Cohen: il fotografo ci mise di profilo, uno di fronte all'altro. Sembravamo fratelli...inquietante." Incredibile!”

E in me la curiosità montava.

“Ti dirò di più...anni e anni fa scrissi un pezzo per Critica Sociale. Nell'archvio della rivista scoprii due numeri del 1946 (o 1948, non ricordo esattamente) in cui comparivano articoli dottissimi di tale Leonardo Coen. Confesso che ho sottratto quelle due copie, altrimenti introvabili.”

E poi ancora sul cantante Cohen.

“L'intervista con Cohen il cantante fu bellissima e straordinaria. Lui era a Milano a presentare un suo romanzo, "Il gioco favorito". Andai al Gallia - allora ancora sede del calcio mercato - e passai più di due ore con Cohen. Era stranito dal fatto dell'omonimia, mi disse che lui credeva alle coincidenze, ai giochi incrociati del destino, alle alchimie dell'esistenza e sosteneva che tutti gli uomini hanno un loro doppio che vive contemporaneamente a noi ma noi non sappiamo dove e che tocca a noi saper cercare. Parlammo della sua famiglia ebrea di Montreal, dei suoi viaggi in Europa senza un dollaro in tasca, di Parigi, di come Dio fosse in noi e io gli chiesi solo se mi poteva accennare l'inizio di Suzanne. lo fece. Da brividi e pelle d’oca”.

Anche a me sono venuti i brividi e la pelle d’oca a sentire questi racconti.


Grande Leonardo. Sei un mito!

Ezio Mauro sbaglia a tenerti là in Russia. Lontano dalla tua Milano e dal tuo Milan.

Un abbraccio.

PazzoPerRepubblica

Mauro versus papi.

A un cazzotto si risponde con un cazzotto.

Pippo Civati lascia il PD. Anzi no.



Ieri su Repubblica c'era scritto che:

"A Milano invece è un giallo l' addio di Giuseppe Civati al gruppo regionale del Pd. Civati, enfant prodige democratico, un blog seguitissimo, si è iscritto l' altro ieri a un nuovo gruppo formato dai vendoliani fuoriusciti da Prc. Il tutto all' insaputa del segretario regionale della Lombardia Maurizio Martina, che siede anche nella segreteria nazionale. Una mossa che non è piaciuta a molti."

Oggi sul blog di Civati c'è scritto che:

"Oggi Repubblica si occupa di me, perché sarei protagonista di un caso che non esiste. Le cose sono andate così: la settimana scorsa il capogruppo del Pd in Regione, Carlo Porcari, mi chiede, a nome del gruppo, di entrare a far parte del costituendo gruppo di Un'altra Lombardia (area Vendola, per capirci), per consentire ad una forza politica nostra alleata di avere diritto di tribuna. D'accordo con l'Ufficio di Presidenza del Consiglio, si stabilisce che l'operazione sia vissuta come un fatto tecnico, senza alcuna rilevanza politica, proprio per evitare quello che, invece, è puntualmente successo. E cioè che il mio passaggio fosse interpretato come una scelta politica, che non intendevo certo fare. E da chi è stato interpretato così? Ovviamente da chi mi vuole male e da alcuni dirigenti nazionali (in particolare quelli di giovane età), letteralmente terrorizzati dal fatto che il vostro affezionatissimo corra per la leadership di questo (povero) partito. Da giorni si susseguono maldicenze, a tutti i livelli, e non sembrava vero a qualcuno di poter strumentalizzare un episodio del tutto trascurabile. Il fatto curioso è che pensavo di aver seguito le indicazioni del partito e, per una volta, di avere 'obbedito'. E, per una volta che mi comporto da conformista, i conformisti-da-sempre si dicono scandalizzati e passano la notizia alla stampa nazionale per montare il caso. Poi dicono che mi arrabbio e che mi sento a disagio. Quasi quasi, dopo questo ennesimo episodio, mi candido sul serio alla segreteria nazionale. Perché è del tutto evidente che un partito così vada cambiato davvero. P.S.: mi chiedo: ma a Roma non hanno proprio altro da fare che occuparsi di casi come questo? Poi dicono che l'opposizione non si vede. Già."

Fate voi.

Giampaolo Pansa: "Vi racconto Scalfari, l’arrogante Barbapapà che ama il potere".



Il 20 maggio esce l'ultimo libro di Giampaolo Pansa "Il revisionista". Anticipiamo qui di seguito un pezzo in cui Pansa parla di Scalfari e della sua creatura La Repubblica:

Ho lavorato a “Repubblica” per quasi quattordici anni: il primo da inviato, gli altri da vicedirettore a fianco di Rocca. Non mi era mai successo di restare tanto a lungo in un quotidiano. E oggi mi sembra un tempo immenso. Impossibile da rievocare in queste pagine.
Qui mi limiterò a ricordare qualcosa su Scalfari. Il fondatore, il padre-padrone, il capo assoluto, l’anima e il corpo del giornale. “Repubblica” non sarebbe mai nata senza il suo genio professionale. E senza l’aiuto della Mondadori, allora guidata da Mario Formenton: editore coraggioso e galantuomo di quelli rari, affiancato da Giorgio Mondadori, figlio di Arnoldo. Nell’autunno del 1977, Scalfari aveva cinquantatré anni ed era alto, magro, con una gran barba grigio bianca e il portamento fra l’altero e il solenne. Carlo Caracciolo, il suo vecchio amico e socio, avrebbe poi detto: «Eugenio porta la testa come il Santissimo in processione». Era il tocco della perfezione per il ruolo che Scalfari si era scelto: il mattatore di un quotidiano tutto diverso dagli altri. E destinato a influenzare in modo profondo la stampa italiana, obbligandola a cambiare.
Ma sulle prime il futuro di “Repubblica” non sembrava per niente fatto di rose e fiori. Quando entrai in piazza Indipendenza, il giornale non navigava in acque tranquille: vendeva poche copie e la pubblicità scarseggiava. Tuttavia Scalfari aveva un’illimitata fiducia in se stesso. Ed era convinto che, prima o poi, il successo sarebbe arrivato. Ecco la prima regola che vidi applicare da Barbapapà, come lo chiamava la parte più giovane della redazione. La regola diceva: non dubitare mai delle proprie superiori capacità ed essere sempre certi di sfondare. Era questa sicurezza granitica a renderlo forte. E a non fargli mai perdere di vista il traguardo che si era dato: conquistare il primato fra i quotidiani nazionali.
Scalfari sapeva più di chiunque che non sarebbe stato facile arrivarci. L’ambizione non bastava, bisognava applicarsi al compito con una dedizione totale. Di chi è disposto a profondere tutte le proprie energie intellettuali e fisiche pur di non fallire, ma di vincere, e di vincere come nessuno prima ha fatto.


Altri brani del libro li trovate qui.

(Per gentile concessione dell’editore)

Inevitabile 2.

Oltre a Berlusconi, si è incazzato anche Paolo Granzotto del Giornale in merito all'inchiestona di Repubblica sul caso Noemi Letizia.

Inevitabile.

Era inevitabile che papi si incazzasse in merito all'inchiestona di Repubblica sul caso Noemi Letizia.

giovedì 14 maggio 2009

R2 sulla buona strada?



A vedere le testate di R2 di ieri e di oggi (foto) si direbbe proprio di sì.

Bene.

Quotidiani in crisi: al via la stagione dei tagli a Corsera, Repubblica e La Stampa.



Lacrime e sangue per i grandi quotidiani italiani. Firmato il nuovo contratto dei giornalisti e stanziati dal Governo i fondi per gli ammortizzatori sociali nel settore, partono i tagli al Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa.
In Rcs, in particolare, oltre al nuovo piano editoriale (sul quale però l'accordo sarebbe ancora lontano) i soci discutono sulla possibilità di dichiarare lo stato di crisi e la conseguente richiesta di cassa integrazione e prepensionamenti per 90 giornalisti.

In attesa di comunicazioni in materia, scrive Il Riformista, il cdr ha già deciso un pacchetto di sei giorni di sciopero, mentre i giornalisti del gruppo chiedono ai vertici di iniziare a risparmiare sulle collaborazioni, che assorbono qualcosa come 14 milioni di euro l'anno (con collaboratori "eccellenti" che percepiscono anche mille euro ad articolo, oltre a rimborsi spese elevatissimi).
Fra gli interventi di ristrutturazione previsti vi sarebbe anchge la fusione fra Corriere della Sera Magazine e Io Donna.
Non tira aria migliore nelle redazioni di Repubblica e La Stampa: il quotidiano di Ezio Mauro ha già tagliato i compensi dei collaboratori (allineandosi in questo a quasi tutte le altre testate italiane), con riduzioni del 20% sopra i 30mila euro e del 10% al di sotto di questa soglia, mentre si attende l'attuazione del piano di incentivi al pensionamento per i redattori più anziani.
A Torino, intanto, il nuovo direttore de La Stampa Mario Calabresi sta studiando dove intervenire per razionalizzare la struttura redazionale; fra le ipotesi sul tavolo, un depotenziamento della redazione del cartaceo a favore della struttura dedicata al web, oppure un rafforzamento delle redazioni locali a scapito di quella nazionale.

www.affaritaliani.it

Popolarità delle parole.

Ci sono parole che grazie a eventi mediatici particolari tornano prepotentemente alla ribalta.

E' il caso di "sciame sismico" o di "respingimenti".

La monnezza di Napoli: lo scoop mancato di Repubblica.



Ieri Repubblica Napoli riportava: "Sono finiti a Ferrandelle i rifiuti scomparsi dalle città della Campania". Poteva essere uno scoop, ma su repubblica.it la notizia con tanto di foto e video era solo nell'edizione partenopea del sito e così l'hanno vista solo i campani.
Poteva essere invece importante far sapere che i rifiuti campani non erano stati stoccati in tutta sicurezza o bruciati ad Acerra come anticipato dal governo, ma semplicemente spostati dalla città alla campagna. Un po' come nascondere lo sporco sotto il tappeto per non farlo vedere.
Magari sarebbe stato più corretto darne il giusto risalto.

F.V.

Repubblica mette Papi sotto inchiesta.



Un lettore ci segnala l'inchiesta di Repubblica.it sul caso Noemi Letizia - Berlusconi, con tanto di video di presentazione che vi riproponiamo qui sopra.

Ecco la lettera del lettore:

Ciao,
leggo con soddisfazione che Repubblica dedica un'inchiesta sul caso Noemi Letizia con video e contributi dai lettori e pone delle domande al Premier.
Finalmente si vede anche in Italia un giornalismo di stampo anglosassone.
Questa volta bisogna fare loro i complimenti.

Buon lavoro F.V.

Un cicchetto di troppo.



Repubblica del 12/5, dorso di Torino, pagina XI "Piemonte Economia".

Articoletto sulla crisi delle Carrozzerie Bertone. Il titolo è "Carrozzerie, shopping di Reviglio, acquista il marchio ISOTTA FRASCATI".

Se ha comprato veramente "Isotta Frascati", chi gliel'ha rifilato meriterebbe il premio Totò Truffa (è stato più bravo del principe De Curtis quando tentava di vendere la fontana di Trevi).

Ma forse il frascati era nel bicchiere di troppo che il titolista si è fatto prima di iniziare il lavoro, confondendo Frascati e Fraschini.

GPP

Teheran e Milano: due storie da non perdere.





Segnaliamo l'interessante reportage di Bernardo Valli da Teheran (ma non si data più come inviato Valli? Mah!) e il preoccupante pezzo di Piero Colaprico sulla primavera di sangue di Milano.