venerdì 15 maggio 2009

Giampaolo Pansa: "Vi racconto Scalfari, l’arrogante Barbapapà che ama il potere".



Il 20 maggio esce l'ultimo libro di Giampaolo Pansa "Il revisionista". Anticipiamo qui di seguito un pezzo in cui Pansa parla di Scalfari e della sua creatura La Repubblica:

Ho lavorato a “Repubblica” per quasi quattordici anni: il primo da inviato, gli altri da vicedirettore a fianco di Rocca. Non mi era mai successo di restare tanto a lungo in un quotidiano. E oggi mi sembra un tempo immenso. Impossibile da rievocare in queste pagine.
Qui mi limiterò a ricordare qualcosa su Scalfari. Il fondatore, il padre-padrone, il capo assoluto, l’anima e il corpo del giornale. “Repubblica” non sarebbe mai nata senza il suo genio professionale. E senza l’aiuto della Mondadori, allora guidata da Mario Formenton: editore coraggioso e galantuomo di quelli rari, affiancato da Giorgio Mondadori, figlio di Arnoldo. Nell’autunno del 1977, Scalfari aveva cinquantatré anni ed era alto, magro, con una gran barba grigio bianca e il portamento fra l’altero e il solenne. Carlo Caracciolo, il suo vecchio amico e socio, avrebbe poi detto: «Eugenio porta la testa come il Santissimo in processione». Era il tocco della perfezione per il ruolo che Scalfari si era scelto: il mattatore di un quotidiano tutto diverso dagli altri. E destinato a influenzare in modo profondo la stampa italiana, obbligandola a cambiare.
Ma sulle prime il futuro di “Repubblica” non sembrava per niente fatto di rose e fiori. Quando entrai in piazza Indipendenza, il giornale non navigava in acque tranquille: vendeva poche copie e la pubblicità scarseggiava. Tuttavia Scalfari aveva un’illimitata fiducia in se stesso. Ed era convinto che, prima o poi, il successo sarebbe arrivato. Ecco la prima regola che vidi applicare da Barbapapà, come lo chiamava la parte più giovane della redazione. La regola diceva: non dubitare mai delle proprie superiori capacità ed essere sempre certi di sfondare. Era questa sicurezza granitica a renderlo forte. E a non fargli mai perdere di vista il traguardo che si era dato: conquistare il primato fra i quotidiani nazionali.
Scalfari sapeva più di chiunque che non sarebbe stato facile arrivarci. L’ambizione non bastava, bisognava applicarsi al compito con una dedizione totale. Di chi è disposto a profondere tutte le proprie energie intellettuali e fisiche pur di non fallire, ma di vincere, e di vincere come nessuno prima ha fatto.


Altri brani del libro li trovate qui.

(Per gentile concessione dell’editore)

4 commenti:

pablito ha detto...

umm.. e Pazzoperrep che ne pensa di Pansa?

Enrico Maria Porro ha detto...

Pansa è una banderuola venduta alla destra.

Unknown ha detto...

Caro Enrico fai parte della sinistra sofferente alle verità raccontante dagli stessi illustri personaggi di sinistra?

Enrico Maria Porro ha detto...

Luigi, tu non ci crederai ma in questi giorni sto proprio leggendo il nuovo libro di Pansa, Il Revisionista...