venerdì 26 giugno 2009

Discussione sui refusi: Stefano dice la sua. E la dice bene.



Sempre in un'ottica squisitamente Web 2.0 (sono i consumatori che decidono come dev'essere il prodotto, nel nostro caso i lettori che decidono come dev'esere Repubblica), riportiamo questo interessante commento di Stefano M. a margine della famosa discussione sui refusi:

- Pazzo per Repubblica è un'iniziativa privata (giusto?) di un appassionato del giornale, attento al giornale, innamorato del giornale. Ma da considerarsi assolutamente esterno al "sistema Repubblica". Perciò è un libero forum di lettori che dicono "questo va bene, questo non va bene". Non è un caso che altri giornali nazionali non abbiano omologhi di PPR. Ma questo è solo un vanto per noi lettori.

- Beccato in pieno il concetto 2.0: la mattina all'edicolante pago la mia copia. Mai mi permetterei di criticare i vari Leggo, epolis, metro: me li regalano, facciano come credono. Siccome la pago, pretendo. Dieci anni fa avrei scritto al direttore una lettera, francobollandola: oggi gli mando una mail, e scrivo su PPR (che viene letto in redazione).

- qui si può dire la "nostra" fin che si vuole. Io non sono un collaboratore di PPR, ma tutte le volte che ho scritto sono stato pubblicato: un caso? non penso. Però, ripeto, non può diventare il forum ufficiale. Quello va chiesto alla redazione di Repubblica (e quoto uno degli anonimi che lo hanno detto prima di me)

- i refusi: PazzoPerRepubblica sintetizza bene: è Repubblica, non il giornaletto della parrocchia!

- la buona parte dei nostri discorsi di questi giorni sono in realtà il preludio alle grandi mutazioni che si prospettano all'orrizzonte; mi riferisco naturalmente al discorso "articoli online a pagamento". Piuttosto apriamo un dibattito su questo. Non si tratta di politica, ma di comunicazione

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