mercoledì 30 marzo 2011

Piuttosto che niente è meglio piuttosto.

Anche se Nessuno mi può giudicare è primo al Box Office, a Repubblica continuano a non recensirlo.
Però oggi è il protagonista di un pezzo a pagina 62 (coda di paglia?).

E come direbbe Bossi: "Piutost che nient, l'è mej piutost".

5 commenti:

Barbapapà ha detto...

Sì, coda di paglia.

kriss ha detto...

Non mi stancherò mai di ripetere che la sezione cinema di Repubblica è triste e inadeguata.
Qualcuno riesce a spiegare perchè?
Capisco che non possano usare la competenza e la capacità accademiche di Antonio Monda tutte le volte che si parla di cinema, però ...... e poi le recensioni di Maltese e Aspesi hanno rotto, potrebbe farle quasi chiunque ami e capisca un po' di cinema. Tra l'altro l'articolo di oggi è vergognoso perchè non dice una parola sul film: fa un copia e incolla di dati e la mena superficialmente su cose trite e ritrite. Insufficiente.

Piazza Indipendenza ha detto...

Kriss, l'articolo di oggi e' una specie di analisi piu' o meno approfondita sul caso cinematografico del momento, non e' una recensione. Per quella stiamo ancora aspettando.

Barbapapà ha detto...

La mia opinione è che a Repubblica vi sia un elevato tasso di presunzione che fa ritenere ai giornalisti di far meglio di chiunque altro il proprio mestiere, qualunque sia l'ambito in cui lo esercitano.
Da qui l'assunzione che i lettori debbano accogliere entusiasticamente (ma anche ossequiosamente) qualsiasi cosa loro proposta sol perché porta il marchio di fabbrica di Repubblica.

Le recensioni cinematografiche sono un esempio classico.
Sono convinto che a Repubblica ritengano di avere la migliore sezione di critica cinematografica tra i principali quotidiani. Perché hanno creato la paginetta il sabato su R2Cult, perché pubblicano il paginone dedicato all'Anteprima, perché fanno recensire i film nientepopodimenoche a Curzio Maltese (oltrechè a tutti quelli che passano di lì per caso e vantano una qualche attinenza con il tema del film oggetto della recensione), perché loro hanno adottato le sei palline come metro valutativo...

Agli amici di Repubblica vorrei dire che noi giudichiamo distratta e sciatta l’attenzione che dedicano al cuore dell’informazione cinematografica, la critica.
Si aprano ai suggerimenti, facciano autocritica (a sinistra si dovrebbe essere inclini a questa pratica), confrontino il proprio lavoro con quello della concorrenza. Insomma, si mettano in discussione, anziché compiacersi tra di loro su quanto son bravi.

Piazza Indipendenza ha detto...

Impossibile aggiungere anche solo una virgola alla perfetta analisi di Barba.