martedì 27 settembre 2011

Un freelance di nome Jenner.

Non è mai stato facile intervistare Francesco Guccini. Il republicone Jenner Meletti ci è riuscito. Ma il risultato non lo troverete su Repubblica, ma sul nuovo numero di E, in tutte le edicole.


 Ecco in anteprima per i pipierrini appassionati di Guccini le prime due domande/risposte:
L’altro giorno, in Puglia, ho incontrato un amico,
“u Gegé”. «Avevo comprato – mi ha raccontato – tre
biglietti per il concerto di Francesco a Lecce, per me,
mia moglie e mio figlio. Poi il mio ragazzo ha detto:
ci sono due amici che non hanno i soldi per il concerto
e Guccini non l’hanno mai sentito dal vivo. Allora
io e mia moglie siamo rimasti a casa. È giusto che
vadano i giovani ad ascoltarlo. Noi ci siamo stati tante
volte». E lo diceva come se avesse consegnato non
due biglietti ma una bandiera, una fiaccola, un ideale...


«Questo succede forse perché sono nazionalpopolare.
Certo, ho un pubblico diverso da quello che ascolta
altri cantautori. I più raffinati vanno ad ascoltare
Paolo Conte, i più popolari seguono Vasco, Zucchero,
Ligabue. In mezzo ci sono io, che non sono raffinato
come Conte e non sono rock come Vasco e compagnia.
E poi ci sono canzoni che ho scritto tanto tempo fa e
che funzionano ancora, perché hanno detto qualcosa
ai padri e continuano a dirlo ai figli. In televisione ho
visto un documentario su una famiglia innamorata di
un cantante rock and roll. Padre, figlio e nipote erano
vestiti tutti come il cantante, tutti gli stessi jeans, tutti
lo stesso ciuffo».


Non mi sembra, nel tuo caso, una questione di ciuffo.
Chi manda i figli ad ascoltare Guccini lo fa
perché dal palco arriva un messaggio…
«Io non ho mai voluto insegnare niente a nessuno, e
tantomeno lanciare messaggi. Cosa posso insegnare,
io? Io canto canzoni e basta. Però, ammetto che dentro
queste canzoni ci sono davvero io. Racconto me stesso
e la gente che ho conosciuto. E talvolta esprimo le mie
opinioni».
Il resto lo trovate su E.
E vi consigliamo di non perderlo. Anche se non siete dei fanatici del Guccio.

3 commenti:

Simona ha detto...

Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi, chiedo scusa a vossìa,
però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia;
io canto quando posso, come posso, quando ne ho voglia senza applausi o fischi:
vendere o no non passa fra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso...


Grande Francesco.

Enrico Maria Porro ha detto...

grande simona.

Tiberio ha detto...

bellissima intervista.
PS Io sono cresciuto con "Avvelenata" ...