lunedì 29 ottobre 2012

Meglio uno Scalfari freddo che un Romano caldo.

A proposito dello sciopero di ieri, sempre meglio uno Scalfari servito "freddo" il lunedì che il Sergio Romano ammannitoci ieri "caldo" dal Corsera in prima pagina.

L'augusta firma del Corriere ci ha deliziato con alcuni passaggi memorabili, a partire dall'incipit: "Quando abbiamo appreso che Silvio Berlusconi avrebbe fatto un passo indietro e lasciato ad altri la guida del suo partito, ho pensato che nessuno dei suoi futuri biografi, indipendentemente dal loro giudizio politico, avrebbe potuto ignorare la sua capacità di entrare e uscire al momento giusto".
Uscire al momento giusto? Cos’è, una battuta di spirito?

Ancora: "Ha prospettato soluzioni demagogiche sulla fiscalità e sulla casa che sembrano essere la versione forbita delle filippiche di Beppe Grillo. Ha messo in discussione l'obiettività della Corte costituzionale e le funzioni della presidenza della Repubblica. Ha dipinto un quadro troppo ottimistico del Paese nel 2011 e troppo pessimistico nel 2012. Ha trasformato una questione personale in una questione nazionale e ha presentato il proprio caso come la prova della ingovernabilità del Paese. Ha dimostrato di avere un ego gigantesco, impermeabile a qualsiasi altra considerazione e preoccupazione".
Romano, sveglia! Dov'è la novità? E' il Berlusconi di sempre che ha parlato sabato scorso.

Caro Ambasciatore, sia cortese: si dedichi esclusivamente alla sua polverosa rubrica delle lettere in cui discute con gli anziani lettori del Corriere essenziali questioni storiche, di stringente attualità, come "le vere responsabilità della sconfitta di Lissa" (Michele Serra). E lasci l’analisi dei giorni nostri ad altri.

Lunga vita a Scalfari.

Barbapapà

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